SINDROME DI MENIÈRE

Deve il nome al primo medico, Prospero Menière, il quale descrisse una forma di vertigine episodica della durata di alcune ore, associata, anzi normalmente preceduta, da diminuzione di udito in un solo orecchio, acufene e sensazione di pienezza dello stesso.

Il meccanismo che produce la crisi è con ogni probabilità legato all’incremento di un liquido presente nell’orecchio interno, l’endolinfa. L’eziologia, la causa primitiva cioè che procura una errata produzione o riassorbimento di endolinfa, non ci è ancora noto. Con ogni probabilità concorrono fattori genetici (il 10% delle persone affette da sindrome di Menière ha un familiare nelle due generazioni precedenti affetto da vertigine episodica) e cause scatenanti, tra le quali l’emicrania; recenti lavori hanno infatti stimato che il 50% delle persone affette da sindrome di Menière sono anche emicraniche, contro una incidenza del 10-15% nella popolazione generale. Tra le altre condizioni correlate, è stata studiata l’autoimmunità oppure infezioni virali dell’orecchio interno; nessuna di queste tuttavia ci spiega da sola l’insorgenza della malattia.

La terapia farmacologica è in grado di prevenire la maggior parte delle crisi in una percentuale dell’80% dei casi. Nelle persone nelle quali la terapia medica non riesca ad ottenere un buon controllo delle crisi, una iniezione intratimpanica di cortisonico o gentamicina riesce normalmente allo scopo. La gentamicina, in particolare, è un antibiotico il cui effetto collaterale è di “devitalizzare” parzialmente il vestibolo; come conseguenza la crisi non avrà come manifestazione la vertigine, sicuramente il sintomo più fastidioso, ma si limiterà a produrre una fluttuazione temporanea di udito e sensazione di fullness dell’orecchio. Se praticata a basso dosaggio inoltre non produce diminuzione di udito.

Dr. Roberto Teggi - E-Mail: - teggi.roberto@outlook.it - P.IVA 08342010157 C.F. TGGRRT58L07F205O