VERTIGINE E ANSIA

Per primo Platone descrisse l’associazione tra vertigine ed ansia; nel 1700 inoltre la vertigine era considerata sia un sintomo a se stante, la cui causa poteva essere una malattia del cervello, che una manifestazione di ipocondria, legata cioè a meccanismi emotivi.

Per molti anni in epoca recente l’associazione tra vertigine e disturbi psichiatrici è stata considerata una entità caratterizzata dall’assenza di una storia di vera vertigine (in cui cioè il paziente riferisce di veder ruotare gli oggetti), e dalla presenza di un quadro ansioso-fobico di personalità. Le manifestazioni vertiginose in questi pazienti avvengono più tipicamente in posti affollati e ricchi di immagini in movimento. In molti centri specializzati, circa il 50% delle persone valutate per tale disturbo usciva con la diagnosi conclusiva di “vertigine psichiatrica”.

D’altro canto ci è noto che il sistema vestibolare è un recettore del movimento della nostra testa ed il principale riflesso a partenza da esso serve a stabilizzare le immagini al centro della retina dell’occhio, la zona in cui abbiamo una visione più nitida delle cose. Il mantenimento di un buon equilibrio è una condizione legata alle informazioni che il nostro cervello riceve da 3 organi di senso, la vista, il vestibolo e la propriocezione; quest'ultima è costituita da una serie di "sensori" posti in muscoli e tendini o nella cute, i quali ci informano per esempio sul grado di tensione dei nostri muscoli del collo o sulla pressione esercitata dai nostri piedi sul suolo.

Dopo una malattia acuta a carico di un vestibolo (comunemente chiamata labirintite) è possibile che questo funzioni meno forse anche per il resto della vita; il nostro cervello tuttavia impara ad utilizzare le restanti informazioni in modo più razionale, si potrebbe dire che si reimpara ad avere un buon equilibrio ed a mantenerlo in tutte le condizioni. Questo processo di guarigione clinica si chiama compenso.

Un incompleto compenso ha come manifestazione la sensazione di veder oscillare gli oggetti durante i movimenti rapidi della testa, che si traduce in una visione non nitida ed offuscata. Si potrebbe dire che l’acuità visiva statica (a testa ferma) sia frutto di come funzioni il nostro occhio, mentre l’acuità visiva dinamica (durante i movimenti della testa) sia legata in gran parte a come funziona il sistema vestibolare. Solitamente quindi la persona avverte il fastidio, descritto come instabilità, sensazione di vedere offuscato, senso di testa vuota, in posti affollati e ricchi di immagini in movimento quali piazze o centri commerciali; la condizione può procurare ansia, soprattutto quando il disturbo non è stato spiegato dal proprio medico.

D’altro canto l’ansia dopo un primo episodio vertiginoso è un fenomeno molto comune.

In un lavoro scientifico del 2003 è stata valutata l’ansia pre e post evento patologico in due gruppi di pazienti, il primo composto da persone dopo una “labirintite” acuta, il secondo dopo un episodio ischemico cerebrale. I due gruppi di persone partivano dallo stesso livello di ansia pre-evento ma i pazienti reduci dalla labirintite acuta sviluppavano livelli di ansia molto superiori alle persone dopo la malattia circolatoria cerebrale. Il lavoro sottolinea come esistano meccanismi comuni tra circuiti cerebrali che regolano l’ansia e l’equilibrio.

Schematicamente si può dire che tutti i pazienti dopo un episodio acuto a carico del labirinto sviluppino ansia, ed i soggetti con maggiore ansia recuperino un buon equilibrio in modo incompleto.

L’ansia si incrementa nelle condizioni in cui la persona prova maggiore disagio, tipicamente piazze e centri commerciali.

In alcuni casi può provocare l’evitamento della situazione che genera ansia; in altri l’incremento dell’ansia in posti aperti e ricchi di immagini in movimento può produrre un attacco di panico; quando avviene in queste situazioni viene denominato agorafobia.

In nostri lavori pubblicati su riviste scientifiche abbiamo trovato anomalie del sistema vestibolare in circa il 70% delle persone agorafobiche anche in assenza di una storia clinica di episodi di vertigine rotatoria di lunga durata.

L’approccio alla persona con disturbi d’ansia e/o panico di tipo agorafobico con concomitanti disturbi vertiginosi necessita di un lavoro a stretto contatto da parte di uno psichiatra e di un otorinolaringoiatra-vestibologo.

Dr. Roberto Teggi - E-Mail: - teggi.roberto@outlook.it - P.IVA 08342010157 C.F. TGGRRT58L07F205O